come un delfino
imbrigliato nella nassa
rantolo di notte – apnea –
mi sveglio mentre sogno
abbracci che rimpiango
come coltelli in un polmone
piango proprio
non mi voglio alzare
dal sudario
senza amore
mandami
mandami
qualche selfie
dal tuo sogno
© Daniele Martino 2021 | proprietà letteraria riservata
luci
il solstizio d’inverno arriva come un freddo
all’alba mentre stai arrotolato dentro il letto
tutto vestito e indisponibile ad alzarti;
in dormiveglia devi rinominare una per volta
ogni cosa perché niente ormai ti appare come sembra:
la lunga attesa di una tenerezza – scrive –
«è una tua falsa aspettativa che non mi compete»;
il grande amore che non hai vissuto – scrive –
è «stanotte ti ho sognato ti auguro ogni bene»;
la solitudine è un brillare di candele
da lontano di parole dolci su WhatsApp
di risate intelligenti di colleghe in disincanto
perché l’ironia è la prevenzione dal suicidio
questo è l’anno nuovo
questa certezza che verranno ore luminose e calde
che la fratellanza accenderà per sempre
che la moglie che hai abbandonato senza senno
continuerà a chiamarti per portare il cibo
al figlio chiuso in casa con il virus
parlando ancora del futuro di un trentenne;
la certezza che si va formando in prospettiva
che le “passioni travolgenti” che ti hanno invaso anni
erano determinate da ciò che non sei più per loro
ti alzi, per scrivere
con le mani ancora un po’ gelate
ti ecciti alle dita lunghe di un’amica
che graffiano erotismo sopra un’altra pelle
e sai che – certamente – qua e là – attualmente –
l’amore sta scaldando trasformando in oro qualche cosa
© Daniele Martino 2021 | proprietà letteraria riservata
living coral
altro non vedo
che la luce dell’aurora, dell’Oriente
l’acquerello rosa-oro celestiale
di ogni inizio che dimentica ogni fine
spettro di luce che ha per me
l’Amore: non più fuoco non più buio
liquida armonia impalpabile
dopo brutti sogni
apnee
ricordi
© Daniele Martino 2021 | proprietà letteraria riservata
abitanti la natura che resiste
guardando nella nebbia e nella pioggia
che attutiscono illusioni di tempo e movimento
sento che anche questo ciclo finirà
l’ennesimo capitolo di civiltà
cadrà, rovina con semi di memoria
ed io sempre ruotando su me stesso
nella rivoluzione intorno al sempre stesso
mi vedo in un ritorno
in una casa di montagna
con i miei figli, tre adulti in tre diverse età
fatti di una materia simile casuale
abitanti la natura che resiste
guardando il giorno lento prima della notte
il sole che ci fa vivere e ci spegne
boschi, ruscelli, neve e cielo mai uguale
che scherziamo bruciamo legna per scaldarci
testimoni d’altri che poi ritorneranno