Pensando infine alla morte di Boncompagni, mi rendo conto che la radio, la televisione hanno una sorte più ingiusta della letteratura, del cinema: io posso leggere Lolita di Nabokov, o rivedere per la decima volta Lolita di Kubrick; da solo, e ogni volta riprovare la stessa ammirazione letteraria e cinematografica e le stesse emozioni. Se riascolto Bandiera gialla, invece, o Alto gradimento, o vedo un clip di Non è la Rai, provo solo malinconia per un piacere effimero scomparso. L’era internet ha frantumato e individualizzato nell’on demand piaceri d’autore ma seriali, istantanei, non più condivisibili, non più massmediatici. Il giorno dopo non vai più a scuola facendo i versi di Scarpantibus e ridendo con gli amici. Non canti la canzone gialla con loro. Non condividi a bassa voce il sogno di attendere i 18 anni di Ambra Angiolini per fare l’amore con lei. La Storia della radiotelevisione italiana così sbiadisce nei nostri ricordi, rimane a pezzettini su Wikipedia e YouTube, e rimarrà viva con noi solo per un po’, dopo che Boncompagni se ne è andato fuori onda.
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