sul divano

quando tantissimo mi amavi
soffrivi mi telefonavi e messaggini
piangevi sempre dicevi che ti amavo troppo poco
io mi sentivo bene pieno di certezze
ma a volte mi mancava l’aria
come quando hai troppo che lo senti immeritato
non ti saprei dire se quello era l’amore
annegata saresti per prendermi nel lago il bastoncino
eri la mia cagnetta mi adoravi per qualcosa che non sono
ero l’eletto di un tuo regno desolato
stavo sul trono di una sottrazione disamata
ero tutto quello che volevi e non avevi
e non mi avevi a me neanche poi
perché chi è che ha qualcosa dell’altro se lo ama?

ora sei più mogia scettica e annoiata
sembri una scimmietta stufa di foreste
sul divano rosso ti accucci stiracchiata
leggi un libro al giorno
io invece, ne ho già cinque non finiti
tu sogni che ti salvo la nonna dal tombino
io sogno di un naufragio tropicale
e che dal Bounty  mi son preso una locale
come un Crusoè che si soddisfa il porco sé
scopando, più che un Venerdì, una Domenica

una giornata intera da soli a fare niente
ci diciamo tutto intimamente e crudamente
ci raccontiamo che il bambino apprezza
le tue coscette e la mia panza-cuscino
quando ci si getta addosso in mezzo
a ricercare il mucchio caldo selvaggio della tana

così – dovendo definire cosa diventiamo
io penso che ci amiamo di più adesso
che c’hai le lagne e il musettino e il broncio
ma che si vede che con me non stai poi così male
che ci aiutiamo ad essere così-come-noi-siamo
senza le castagnette che esplodono di guai
quando poi scopri che la passione non è il vero mai